Siamo da sempre abituati a considerare gli hacker alla stregua di criminali. Per la maggior parte delle persone, l’hacker è il “cattivo” che viola i sistemi e ricatta le aziende e i governi con danni economici fatali per le maggior parte delle organizzazioni.
In realtà, un hacker è soprattutto un esperto di informatica e programmazione, non necessariamente malintenzionato. Anzi, sempre più spesso gli hacker cosiddetti “etici” vengono assunti dalle aziende per aumentare la propria sicurezza informatica.
Chi sono gli hacker etici
La figura dell’hacker etico non è così nuova come si potrebbe pensare. I primi hacker animati da buone intenzioni cominciarono ad essere attivi già negli Anni ‘60. Tuttavia, è solo negli ultimi anni che quella dell’hacker etico si è trasformata in una vera e propria professione.
Da quando, infatti, le aziende sono sempre più digitalizzate e vulnerabili, la sicurezza del proprio perimetro informatico è divenuta una priorità.
Ma chi sono gli hacker etici?
Gli hacker etici di oggi sono molto giovani e nativi digitali. Secondo una ricerca il 54% appartiene alla generazione Z, cioè i nati tra il 1997 e il 2012. Sono in buona parte autodidatti e di sesso maschile, parlano almeno due lingue e si distinguono per capacità cognitive sviluppate, come un’ottima memoria e creatività. La maggior parte di loro ha concluso studi all’università.
Spesso, il mestiere dell’hacker etico, si affianca a una professione più tradizionale, ma non mancano professionisti a tempo pieno.
In definitiva sono persone normali, che credono fortemente che sia possibile costruire un mondo più sicuro e che sono determinate a dare il loro contributo.
Perché gli hacker etici sono utili alle aziende
Preparatissimi sul fronte informatico e abili nel trovare falle di sicurezza, gli hacker etici vengono assunti dalle aziende proprio per individuare in via preventiva le vulnerabilità dei sistemi.
In questo modo, le aziende possono prevenire attacchi hacker malevoli, adottando soluzioni diverse per proteggere la propria struttura informatica.
Di solito, l’hacker etico è incaricato di:
- Simulare attacchi hacker malevoli e individuare le vulnerabilità di sistema
- Condurre una valutazione tecnica della vulnerabilità individuata per calcolare i rischi obiettivi
- Condurre test per verificare l’efficacia di una soluzione
- Trovare o suggerire soluzioni per diminuire i rischi
Ecco che per le aziende, gli hacker etici diventano una risorsa importante per non farsi trovare impreparati rispetto alle minacce sempre più frequenti di cybersecurity.
Come fidarsi degli hacker etici
La domanda sorge spontanea: come si fa a distinguere un hacker etico da un hacker criminale? Ci si può fidare a consegnare le chiavi di casa a qualcuno che potrebbe utilizzare le informazioni a proprio vantaggio? O magari rivenderle al miglior offerente?
La risposta è sì.
Come per ogni aspetto della sicurezza informatica non possiamo mai avere la certezza matematica che una soluzione sia infallibile. Tuttavia, per quanto riguarda gli hacker etici, oggi abbiamo gli strumenti per ingaggiare persone qualificate e affidabili.
Ad esempio, esiste un percorso di formazione internazionale denominata Certificazione CEH, promossa dal EC Council (International Council of Electronic Commerce Consultants) che abilita alla carriera di hacker etico. Una certificazione che non solo attesta le reali capacità informatiche dell’aspirante hacker professionista, ma che trasferisce anche i valori etici e le responsabilità legati a questo tipo di lavoro.
Inoltre, oggi esistono delle piattaforme strutturate che organizzano team di lavoro dedicati rispetto alle esigenze della singola azienda, come ad esempio Bug Crowd. Anziché assumere direttamente il singolo individuo, l’azienda può affidarsi a organizzazioni che selezionano i professionisti.
Conclusioni
La sicurezza informatica è un aspetto della strategia aziendale che avrà sempre più peso nelle decisioni, sia per le grandi che per le aziende di piccole dimensioni.
La crescita del fenomeno dell’hacker etico, oltre a scardinare un pregiudizio sulla figura umana e professionale, ci insegna che prevenire una minaccia con un investimento economico calcolato, permette alle organizzazioni di evitare di dover affrontare un disastro informatico. Il disastro IT, infatti, si traduce quasi sempre in perdite economiche ingenti, danni d’immagine irreparabili e in molti casi la chiusura dell’attività. Ecco perché la prevenzione è ancora la nostra arma migliore di difesa.
Se hai bisogno di supporto per capire come impostare una strategia di sicurezza informatica, contattaci per una call senza impegno.
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